AperArte
AperArte: la serata dedicata alla protezione dell'arte all’Accademia Carrara di Bergamo
Quale giorno migliore se non quello di San Valentino per parlare dell'amore per l’arte e delle azioni da compiere per migliorare la protezione e la tutela dei nostri beni culturali? Questi argomenti sono stati al centro dell'incontro “L’arte, un patrimonio da tutelare”, promosso da AON Benfield sezione “Fine Arts”, che si è svolto il 14 febbraio all’Accademia Carrara di Bergamo. Il dibattito è ruotato attorno al tema della sicurezza del patrimonio e ha compreso anche argomenti complementari come la necessità di creare percorsi formativi per sensibilizzare i giovani su queste tematiche, e l'urgenza di dotare i luoghi della cultura del nostro Paese di una figura fondamentale come quella del security manager.
“La perdita di un’opera d’arte lascia un vuoto che nessun risarcimento assicurativo potrà colmare”: dalle parole di Lia Perucchini, dirigente Speciality Lines di AON Benfield, è partito il dibattito sul connubio tra arte e sicurezza per la corretta tutela e conservazione delle opere. “È responsabilità comune difendere il nostro straordinario patrimonio artistico e fronteggiare eventuali minacce”, ha aggiunto Maria Cristina Rodeschini, Direttore dell’Accademia Carrara.
Concetto ripreso dai dirigenti di Mondialpol e della Fondazione Credito Bergamasco, nonché dal Sindaco di Bergamo e Presidente della Fondazione Carrara, Giorgio Gori, che ha sottolineato come la riapertura dell’Accademia Carrara nel 2015 abbia rappresentato l'occasione per una riflessione profonda sul tema della sicurezza degli spazi e delle opere contro eventuali furti e danni accidentali.
In questo senso un contributo è stato offerto dalla Fondazione Enzo Hruby, che ha sostenuto un avanzato progetto di protezione puntuale dei capolavori esposti, attraverso dispositivi accelerometrici estremamente sensibili che percepiscono anche il minimo spostamento anomalo dell’oggetto protetto.
“Il business criminale sui beni culturali in Italia - ha affermato Carlo Hruby - ha un giro d’affari stimato di 150 milioni di euro l’anno, terzo per rilevanza e redditività dopo droga e traffico d’armi. Nel 2015 il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale ha recuperato 34.712 beni trafugati per un valore di oltre 83 milioni di euro. Non è semplice proteggere un patrimonio così diffuso e sterminato, che comprende circa 4500 musei di cui l’80% non ha più di 5 addetti. In alcuni casi si tratta anche di un problema di mal distribuzione delle risorse: si pensi che nel Museo del Satiro Danzante di Mazara del Vallo c’è un salone con 18 custodi e 6 telecamere". Questi sono alcuni dei dati citati da Carlo Hruby, che ha inoltre sottolineato: "Abbiamo uno sconfinato patrimonio da proteggere e a disposizione le tecnologie più avanzate per farlo. Il loro limitato utilizzo è un grave problema dato da una scarsa sensibilità verso il tema della sicurezza. Per questo motivo la nostra Fondazione ha avviato un percorso che si propone di avvicinare i giovani alle tematiche della conoscenza e della sicurezza dei beni culturali".
Carlo Hruby ha inoltre sottolineato la totale mancanza nel mondo dei beni culturali della figura del security manager, cioè un professionista con competenze e ruoli specifici per la protezione del patrimonio.
Il critico d’arte Vittorio Sgarbi ha ripreso questo concetto e anche quello dell’importanza della conoscenza “cioè la consapevolezza del nostro immenso patrimonio culturale. Recuperare la coscienza della cultura, la sensibilità per l’arte, i confini del nostro patrimonio è una necessità, un passo indispensabile che deve essere compiuto attraverso l’insegnamento, perché sono valori che non possono essere trasmessi da nessuna autorità preposta. Conoscenza significa anche mappatura puntuale e senza limite delle nostre straordinarie ricchezze, perché il problema della sicurezza riguarda spesso il patrimonio disperso in musei o chiese di periferia”.
RASSEGNA STAMPA