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Giovedì, 19 Settembre 2024
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La Fondazione Enzo Hruby sostiene la protezione del Polittico della Beata Umiltà di Pietro Lorenzetti in mostra a Faenza nell'ambito del progetto “Uffizi Diffusi”

PROGETTO Beata Umilta OKPer Immagini e Colori. La storia di Santa Umiltà da Faenza nel capolavoro medievale degli Uffizi. Questo il titolo della mostra che, nell'ambito del progetto “Uffizi Diffusi” fino al prossimo 3 marzo anima la Sala del Medioevo e del Rinascimento della Pinacoteca Comunale di Faenza. È in questo contesto che il monumentale Polittico con le storie di Beata Umiltà del pittore Pietro Lorenzetti (1280-1348) torna visibile per la prima volta al pubblico in seguito al complesso intervento di recupero. Faenza entra così a far parte degli Uffizi Diffusi, grande piano di diffusione dell’arte sul territorio, lanciato due anni fa dal celebre museo fiorentino.

L'esposizione del capolavoro è al centro del nuovo progetto sostenuto dalla Fondazione Enzo Hruby per la protezione del patrimonio culturale italiano: si tratta di un intervento importante, destinato alla protezione puntuale del Polittico tramite un sistema costituito da telecamere di videosorveglianza di ultima generazione.
Il polittico in mostra nella Pinacoteca è composto da ben 22 elementi, tra cuspidi, predella e 11 storie che raccontano i momenti più salienti nell’esistenza di Santa Umiltà da Faenza. Umiltà (nata nel 1226 circa e morta nel 1310) fu una donna straordinaria: in contrasto con gli schemi della condizione femminile del tempo, abbracciò la vita religiosa con grande energia e spirito di iniziativa, fondò prima un monastero a Faenza e poi, a 55 anni - età venerabile per quei tempi - attraversò l’Appennino con alcune consorelle e si trasferì a Firenze per dare vita al monastero di San Giovanni Evangelista, noto come “delle donne di Faenza”. L’itinerario della santa, venerata su entrambi i versanti della montagna, si compie oggi in senso inverso con l’attuale esposizione, a suggellare l’amicizia che nei secoli ha legato la città romagnola a Firenze, e che anche durante i gloriosi anni del Rinascimento faentino ha visto i suoi signori, i Manfredi, legati ai Medici di Firenze.
La mostra, organizzata dalle Gallerie degli Uffizi e finanziata grazie al generoso contributo di privati, offre l’occasione di ammirare, per la prima volta, i risultati del restauro dell’opera, appena terminato dopo quattro anni di lavoro.