Il Bambin Gesù delle mani
Una delle opere più enigmatiche della storia protetta dalla Fondazione Enzo Hruby
"Ritrasse, sopra la porta d'una camera, la signora Giulia Farnese nel volto d'una Nostra Donna; e nel medesimo quadro la testa di esso Papa Alessandro che l'adora".
Con queste parole il celebre pittore, architetto e storico dell'arte cinquecentesco Giorgio Vasari, raccontando la biografia del Pinturicchio ne Le vite de' più eccellenti pittori, scultori, e architettori, ci informa che l'artista umbro realizzò per il pontefice più discusso di tutti i tempi, Alessandro VI Borgia, un affresco in cui il papa è inginocchiato dinanzi a Giulia Farnese ritratta nei panni di una Madonna col Bambino.
Un papa, la sua amante e un artista tra i più celebri di tutti i tempi: ecco i tre personaggi che ruotano attorno al dipinto enigmatico del Bambin Gesù delle Mani.
In origine l'affresco faceva parte delle decorazioni della camera di Alessandro VI in Vaticano ma a causa della damnatio memoriae che venne riservata al Borgia dai suoi successori, l'opera venne smurata e se ne persero le tracce per quasi cinquecento anni. Il frammento centrale - raffigurante il Bambin Gesù e le mani della Vergine e del pontefice - è stato scoperto in una collezione privata e in seguito acquistato dalla Fondazione Guglielmo Giordano, che oggi ne cura la valorizzazione attraverso numerose mostre in tutta Italia che fanno rivivere una delle opere più intriganti e circondate dal mistero nella storia dell'arte.
Tra una mostra e l'altra il Bambin Gesù delle Mani trova il suo rifugio nella quiete di Villa Spinola, la splendida sede della Fondazione Guglielmo Giordano a Perugia.
Qui la Fondazione Enzo Hruby, che da anni collabora con la Fondazione Giordano, ha sostenuto la realizzazione di un avanzato sistema di sicurezza che offre un'adeguata protezione al capolavoro.
Il sistema antintrusione è composto da protezioni puntuali per la messa in sicurezza di porte e finestre e da sensori volumetrici di ultima generazione che offrono una corretta protezione volumetrica della stanza dove è custodita l'opera.
Ulteriori protezioni sono state poste sulla parete blindata del locale, con l'installazione di sensori di rivelazione d'urto, e sull'opera, dove è stato applicato in maniera del tutto non invasiva un dispositivo accelerometrico che genera allarme in caso di asportazione dell'opera stessa.
Tutti gli eventi di allarme sono gestiti da una centrale controllata da remoto tramite tablet o smartphone, oltre che localmente attraverso tastiera.
La protezione è stata inoltre potenziata con l'installazione di un sistema di videosorveglianza su rete IP che consente di supervisionare costantemente l'ambiente in cui si trova l'opera e l'area esterna, in modo da ottenere un riscontro visivo immediato anche in caso di evento di allarme.
Le telecamere sono state rese visibili dall'esterno tramite smartphone o tablet e le immagini riprese vengono registrate su un videoregistratore digitale.
Questo sistema di ultima generazione, realizzato dalla società Umbra Control di Perugia, azienda Amica della Fondazione Enzo Hruby, consente di ottenere un alto livello di protezione dell'opera nel massimo rispetto dell'estetica dell'ambiente e del capolavoro stesso. Si tratta di un progetto di altissimo livello, dove sono state messe in campo le più moderne e avanzate tecnologie di sicurezza e di videosorveglianza per creare un sistema all'avanguardia che può essere preso a modello in molti contesti analoghi, a partire dalle strutture museali.